Curata dall’Associazione culturale Italian Dental Assistant (più nota come IDEA) si è svolta il 2 ottobre  la 3^ Giornata Nazionale dell’ASO usufruendo (è la prima volta) di uno strumento ormai entrato nella quotidianità: il webinar attraverso la piattaforma Zoom, con l’intervento di relatori di fama e dei principali esponenti delle sigle associative odontoiatriche.

Obiettivo della Giornata è l’aggiornamento degli ASO dal punto di vista (extra) clinico ma anche politico. Di fondamentale importanza è infatti la conoscenza del settore: sono le novità  inerenti il lavoro ed il profilo ASO, ma anche le domande poste a coloro che si relazionano con le istituzioni. Questo per entrare in sintonia con le altre figure del team e sentirsi parte integrante del comparto.

Troppo a lungo è durata l’assenza dell’ASO dai congressi, da incontri formativi e dalla stampa. E’ tempo di dimostrare il nostro interesse e acquisire le conoscenze necessarie per interpretare correttamente quel che ci viene sottoposto: per individuare fonti autorevoli, per non dar credito a chi non lo merita.

Il via ai lavori è stato dato dalla Socia Fondatrice Paola Barbera, dalla Presidente Rossella Abbondanza e dal Tesoriere, Mariateresa Schirripa. Numerosi i  temi trattati: il mutamento della  figura nel tempo, il suo ruolo in ambito nazionale e a livello europeo. Si è parlato di ergonomia, di microrganismi patogeni, dei 5 errori da evitare nella gestione di studio, nonchè del team in odontoiatria speciale.  

GIORNATA NAZIONALE DELL'ASSISTENTE DI STUDIO ODONTOIATRICO

Tra gli intervenuti presente anche Marco Landi, nella sua veste di Presidente del CED (Council of European Dentists), al quale  è stato richiesto di illustrare quale sia la condizione attuale della professione in ambito europeo. Realtà comunitaria costituita da 33 Associazioni nazionali da 31 nazioni europee, il Council conta infatti attualmente oltre 340 mila professionisti.

Ma se i numeri dicono molto, molto valgono anche le finalità che si propone statutariamente il Council e che qui ripotiamo in estrema sintesi: 

  • Promuovere elevati standard nel campo della salute orale, della professione e delle cure odontoiatriche, e un esercizio professionale in tutta Europa che sia efficace, “evidence based” e con al centro la sicurezza del paziente.
  • Difendere gli interessi della Professione odontoiatrica
  • Assicurare l’effettiva tutela della salute pubblica.

Allo stesso Council nel settembre di quest’anno sono state poste alcune domande significative sull’attuale status della professione nei Paesi aderenti al CED.

  • Quale il numero delle assistenti dentali impegnate nel singolo paese?
  • Quale  la formazione ricevuta?
  • Quali le procedure e i compiti svolti?

Le risposte non hanno tardato ad arrivare. E anche se non tutti hanno aderito alla statistica (essendo pervenute al CED solamente le risposte di 23 dei 31 Paesi facenti parte) è stato comunque possibile trarne un quadro significativo della professione in Europa, considerato che l’ultimo aggiornamento dei dati risale al 2014. Il grafico allegato riporta infatti in primis la distribuzione di Assistenti di studio odontoiatrico sul territorio di ogni Paese.

Salta subito agli occhi il primato della Germania dove il numero si avvicina alle 250 mila unità, seguita a grande distanza dal Regno Unito (circa 60 mila) e dall’Olanda e Francia a pari livello (45 mila circa). In Italia nel 2014 erano 95.000 gli assistenti censiti, numero attualmente in discussione in quanto il nostro Paese, come noto, sta attraversando una fase di transizione. Dovendo molti ASO acquisire la certificazione per poter continuare a lavorare, il numero degli abilitati all’esercizio dell’attività è di conseguenza in netta diminuzione.

Dai grafici successivi si ricavano altre indicazioni interessanti: in quanto tempo, ad esempio, la qualifica viene acquisita nei vari Stati e quali siano i modelli di formazione adottati in Italia e in altri paesi. Ne emerge un andamento per così dire, a pelle di leopardo: se in Belgio infatti non è prevista alcuna formazione, in Germania e Danimarca si arriva a 3 anni (anche se si tratta di un’istruzione esclusivamente teorica), mentre in Italia, come noto, la legge prevede 300 ore di teoria e 400 ore di pratica articolate in 12 mesi.

Situazione analoga in Francia, dove l’istruzione ha carattere obbligatorio e anche quando non era riconosciuta come tale, veniva pagata dai titolari dello studio. Nella vicina Svizzera, a certificare una formazione della durata di tre anni provvede l’SBFI, Ente di stato per la formazione ricerca ed innovazione, mentre alla BBT (Agenzia Federale per la tecnologia e lo sviluppo) è demandata l’emissione di linee guida per lo svolgimento delle singole carriere, di concerto con la SSO, l’Associazione Dentale Svizzera, che si occupa in particolare dei contenuti tecnico formativi  attraverso la filiale cantonale di Zurigo.

Nella pratica, gli apprendisti ASO svizzeri seguono i corsi per un giorno alla settimana a Zurigo o a Winthertur. Il loro apprendistato si concluderà  con un esame finale e il rilascio dell’ EFZ, sigla che sta per Diploma federale di Assistenza odontoiatrica specialistica.

Di particolare interesse è risultato il lavoro di raccolte delle informazioni sulle mansioni fondamentali svolte dall’ASO, sia quelle comuni nei vari Stati, sia le meno diffuse.  Dall’esame del grafico presentato al nostro congresso è balzato agli occhi in modo evidente come mansioni delicate tipo l’amministrazione del personale, movimentazione, gestione e pagamenti fatture, fino alla comunicazione e al marketing dello studio, vengano poco o nulla praticate, mentre in Italia costituiscono parte integrante (nonché qualificante) delle mansioni ASO.

Questo è quanto grosso modo emerge da un confronto a livello europeo. Ne scaturisce un’osservazione di fondo: se l’evoluzione dell’odontoiatria richiede necessariamente una formazione adeguata per l’assistenza, scontato appare anche il fatto che il professionista non è più in grado di gestire da solo lo studio odontoiatrico, come succedeva fino a una ventina di anni fa, dovendo egli  far fronte a  normative sempre più pressanti sulla prevenzione della salute e sicurezza sul lavoro. Su tali tematiche anche il manuale realizzato dal CED nel 2014 appare oggi superato dai tempi e dalle circostanze.

A questo punto per mettere meglio a fuoco la figura professionale dell’ASO giova un documento reperibile sul sito dell’American Dental Assistant Association (ADAA)  dove vengono riportate le fiere ed appassionate considerazioni avanzate quasi cent’anni fa (1922) da Juliette Southard, fondatrice dell’ADAA, di qui diamo una libera traduzione. Mai parole  furono più profetiche e di più bruciante attualità!

Che bisogno c’è di una Dental Office

Manager (ASO) in studio?

 

L’evolversi della professione odontoiatrica ha sviluppato l’esigenza di migliorare i servizi nello studio perché i pazienti mal tollerano disattenzione, incuria e i metodi di una volta. Se la via al successo è organizzare le risorse, anche lo studio odontoiatrico, come altre attività, dovrebbe esser governato dall’efficienza.

Nell’accentuarne le responsabilità, la formazione ha obbligato il dentista a stare al passo con le esigenze della professione, con lo studio e la ricerca. Se gli occorre un reddito sufficiente od una vita confortevole per sé (e per gli altri che da lui dipendono), per l’accantonamento di riserve per le emergenze e la vecchiaia, è di conseguenza opportuno che il professionista eviti di spendere del prezioso tempo nella sua gestione quotidiana.

Di qui l’esigenza di una figura femminile competente, in grado di rendere innanzitutto uno studio accogliente. Le incombenze e un temperamento non sempre “solare” del dentista impongono infatti tatto e cortesia, oltreché psicologia e senso pratico, per gestire al meglio i rapporti con una pazientela sensibile ed apprensiva come quella dello studio odontoiatrico. Anche i meno timorosi od esigenti apprezzano tale presenza, che arriva ad assumere un valore quasi inestimabile coi bambini e sempre indispensabile, comunque, con i più apprensivi.

Il dentista dal canto suo, non può permettersi di spendere parte del suo tempo prezioso, per acquisti, lavori di laboratorio, allestimento di grafici, tenuta di registri, scambi telefonici e/o epistolari, ecc. Per non parlare della gestione economica dello studio. Dopo la prima seduta in cui di solito tra medico e paziente vengono presi i relativi accordi, dignità e il prestigio professionale verrebbero meno se fosse il medico ad interessarsi personalmente di solleciti o riscossioni, insomma, del dare e dell’avere di uno studio.

Sarà quindi il suo collaboratore (quasi sempre una collaboratrice ndr.) che con tatto e discrezione gestirà i delicati e complessi rapporti intercorrenti con una pazientela indubbiamente “delicata” e con i fornitori. Una collaboratrice, la cui competenza e versatilità professionale costituirà il più efficace coefficiente di crescita dello studio, secondo solamente al valore professionale del dentista.  

Rossella Abbondanza

Presidente Nazionale IDEA

 

Un sentito ringraziamento va al CED e all’ANDI, nella persona del Presidente, dottori Marco Landi, giunto al compimento del suo mandato, per averci consentito di approfondire l’immagine della nostra categoria grazie al materiale fornitoci.

GRAFICI