Cosa è successo
È stata approvata la legge n. 144/2025, che non introduce subito un salario minimo uguale per tutti, ma dà al Governo il compito di preparare, entro sei mesi, delle nuove regole per rendere più chiaro, giusto e controllato il sistema dei salari in Italia.
Cosa farà il Governo
Il Parlamento ha dato una “delega” al Governo, cioè l’autorizzazione a scrivere nuove norme (i cosiddetti decreti legislativi) che servono a:
- garantire ai lavoratori una paga proporzionata e sufficiente, come previsto dalla Costituzione (articolo 36);
- rafforzare i contratti collettivi nazionali (CCNL), cioè quegli accordi firmati dai sindacati e dalle associazioni dei datori di lavoro più rappresentativi;
- evitare contratti “falsi” o poco rappresentativi che abbassano ingiustamente le retribuzioni.
In pratica, non ci sarà un salario minimo uguale per tutti, ma si prenderanno come riferimento i minimi previsti dai contratti collettivi principali di ciascun settore (per esempio quello degli studi professionali, nel caso degli ASO).
Obiettivi principali della legge
- Garantire salari minimi corretti anche a chi non ha un contratto collettivo di riferimento, usando come base quello più diffuso nel settore.
- Spingere al rinnovo periodico dei contratti collettivi per evitare che restino fermi per anni.
- Bloccare i contratti “pirata”, cioè quelli firmati da organizzazioni non rappresentative che offrono condizioni peggiori.
- Rendere più trasparente il sistema dei contratti e dei salari, con controlli più forti e un monitoraggio costante.
Come verranno fatti i controlli
Il Governo creerà un sistema digitale di monitoraggio per:
- raccogliere dati da INPS, Ispettorato del Lavoro, Ministero del Lavoro e ISTAT;
- verificare quali contratti vengono applicati e se rispettano i minimi salariali;
- segnalare eventuali irregolarità o abusi;
- pubblicare ogni sei mesi un rapporto pubblico sui risultati dei controlli.
Tempistiche
- Il Governo dovrà emanare i decreti entro aprile 2026.
- Potrà poi modificare o migliorare le regole entro un anno dall’entrata in vigore dei decreti, in base ai risultati ottenuti.
In sintesi
La legge non cambia subito le buste paga, ma avvia un percorso per rendere più giusto e trasparente il modo in cui vengono stabiliti i salari.
Per gli ASO (e per tutti i lavoratori), questo significa che in futuro ci saranno regole più chiare sui minimi retributivi e più controlli per garantire che i contratti applicati siano quelli realmente validi e rappresentativi.
Legge 26 settembre 2025 n144 in Gazzetta Ufficiale del 3 ottobre 2025, n.230
Fonte: Diritto e Giustizia – Il quotidiano di Informazione Giuridica
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